Il Corpus Domini

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Il Corpus Domini

Il miracolo eucaristico

Il Duomo di Orvieto custodisce da secoli le preziose reliquie del miracolo eucaristico di Bolsena ed è da Orvieto che Papa Urbano IV estese a tutta la Chiesa cattolica la festa del Corpus Domini celebrata ancora oggi in tutto il Mondo

La solennità del Corpus Domini (“Corpo del Signore”) è una festa di precetto istituita nel 1246 in Belgio, in seguito alla visione mistica, anni prima, di una suora di Liegi, la beata Giuliana di Retìne. L’estensione della solennità a tutta la Chiesa fu opera di papa Urbano IV, con la bolla Transiturus de hoc mundo promulgata da Orvieto l’11 agosto 1264 per il patriarcato di Gerusalemme e l’8 settembre per la chiesa universale. 

Risale all’anno precedente, il 1263, il Miracolo eucaristico di Bolsena, in provincia di Viterbo. Qui un sacerdote in pellegrinaggio verso Roma, per placare i dubbi sulla sua fede, celebrando messa nella chiesa di Santa Cristina fu colto, allo spezzare l’ostia consacrata, dal dubbio della presenza reale in essa di Cristo.

In risposta alle sue perplessità dall’ostia uscirono alcune gocce di sangue che macchiarono il bianco corporale di lino, conservato oggi nel Duomo di Orvieto, e alcune pietre del pavimento. Il sacerdote, sconvolto, si recò subito a Orvieto per riferire l’accaduto a papa Urbano IV. Il pontefice inviò a Bolsena il vescovo Giacomo accompagnato, secondo la tradizione, dal teologo domenicano Tommaso d’Aquino e dal francescano Bonaventura da Bagnoregio.

La delegazione aveva il compito di sincerarsi dell’accaduto e portare a Orvieto la preziosa reliquia. Il Pontefice incontrò il vescovo al ponte di Rio Chiaro, ai piedi della rupe. Urbano IV ricevette l’ostia e il lino intriso di sangue e lo portò nella cattedrale orvietana di Santa Maria, per poi mostrarlo al popolò.

Nell’estendere la solennità a tutta la Chiesa cattolica, Urbano IV scelse come collocazione il giovedì successivo alla prima domenica dopo Pentecoste (60 giorni dopo Pasqua), il giovedì dopo la festa della Santissima Trinità.