Castel Viscardo

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Castel Viscardo

Acqua e fuoco

Da principio Castel Viscardo era una fortificazione, dello «Stato di Orvieto», sorto in posizione strategica. La sua fondazione e denominazione si deve al cavalier Viscardo Ranieri, membro di una delle famiglie più importanti del distretto di Orvieto. Attorno alla sua prima roccaforte si è andato costruendo il paese, in quel momento storico che è denominato «tardo incastellamento umbro».

Precedentemente alla fondazione di Castel Viscardo, non lontano dall’attuale insediamento, esisteva un piccolo villaggio chiamato Selci. Questo villaggio la cui denominazione deriva dalla grande quantità di pietra di basalto presente nella zona, si era formato sui resti di un precedente insediamento romano, a sua volta costruito in sostituzione di uno etrusco.

Testimonianza della presenza etrusca è la necropoli in località Caldane, situata su quelle che erano le antiche vie d’ epoca etrusco-romana Cassia e Traiana Nova.
Risalente al VI secolo a.C, la necropoli è composta da circa 40 tombe a camera unica di piccole dimensioni. Le tombe sono scavate nel terreno naturale e presentano sepolture di piccole dimensioni ma che hanno prodotto molti reperti oggi esposti presso i musei di Orvieto. La necropoli si trova all’interno di una spettacolare faggeta che rappresenta una rarità in quanto non è comune trovare questo tipo di albero alle altitudini collinari locali.

Oggi il paese, si raccoglie intorno al parco cinto dalle possenti mura del castello e tra le sue vie spiccano altri importanti edifici storici, su tutti la chiesa di Maria SS. Annunziata (1682) che ospita opere pregevoli tra cui spiccano quelle di Carlo Maratta (1683-84), Giacomo Wernle e Niccolò Tornioli (Annunciazione, 1683). Di rilievo nella chiesa soprattutto il Crocifisso in avorio (una unica zanna) donato nel Settecento dalla famiglia Spada-Veralli alla parrocchia. La tradizione narra che fu donato dal re sole Luigi XIV al cardinale Fabrizio Spada-Veralli quando questi ricopriva il ruolo di nunzio apostolico in Francia.

Nella vicina frazione di Monterubiaglio, si trova, oltre al castello, edificato anch’esso dai Monaldeschi, un’altra area archeologica (località Coriglia) dove sono emersi resti di ville romane, un bronzetto votivo legato al culto delle acque ed ancora resti di strutture legate alla regimentazione delle acque termali. Questo ci testimonia come fin da epoche lontane la presenza di acqua termale era ben nota e la stessa acqua venne poi utilizzata dalle vicine Fonti di Tiberio, luogo frequentato da molti vip negli anni 70′.

L’intera area intorno a Castel Viscardo è sempre stata ricca sia di acque termali che hanno reso fertili le colline e le coltivazioni (l’olivo in particolare) sia di argilla, una materia prima indispensabile per la produzione del cotto e dei laterizi. Della lavorazione e produzione del cotto a Castel Viscardo si hanno riferimenti fin dal XVII secolo (con la presenza di una fornace in impianto stabile (fornace de Le Trobbe).

Ancora oggi, il paese viene conosciuto ed associato alla produzione del cotto che gli artigiani locali realizzano e lavorano manualmente con l’utilizzo di antichi e tradizionali forni a legna. Nei forni l’argilla, sapientemente modellata, viene “cotta” ad alte temperature per diversi giorni prima di trasformarsi in pregiati laterizi. Nel centro del paese si trova il Museo multimediale delle terrecotte di Castel Viscardo. Nella prima sala viene proiettato un video della storia delle fornaci, sia di mattoni che delle oramai scomparse fornaci di pignatte, orci, stoviglie e immagini votive. Nella seconda sala è presente invece la ricostruzione di una fornace.