Fabro

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Fabro

Nelle terre del tartufo

Il borgo si è sviluppato attorno all’antico castello edificato nell’anno Mille e feudo delle potenti famiglie orvietane dei Filippeschi prima e dei Monaldeschi poi.

Successivamente nel XVI secolo il castello venne restaurato da Antonio da San Gallo il Giovane della potente famiglia Bandini di Città della Pieve. Oggi il castello è di proprietà privata e mostra una struttura ancora in gran parte integra con una possente cinta muraria ed un grande torrione cilindrico a conferma del fatto che inizialmente fu concepito come un importante presidio territoriale. 

Oltre al castello, all’interno del paese di Fabro sono degne di nota la chiesa di San Martino, eretta nel XIX secolo, e l’ottocentesco palazzo Comunale. A poca distanza dal paese di Fabro, si trova la piccola frazione di Carnaiola sviluppatasi attorno ad un altro castello anch’esso edificato intorno all’anno mille con l’intento di farne un presidio a controllo del guado del vicino fiume Chiani. Questo borgo ha dato i natali alla Beata Vanna. A difesa delle acque del fiume già i romani vi avevano costruito un possente argine denominato Muro Grosso (poi trasformato in un ponte) nome che ancora oggi identifica la località.

Il paesaggio che circonda Fabro è prevalentemente di campagna e caratterizzato dai tipici calanchi e dalle ampie radure che caratterizzano la Valdichiana. Nel territorio di Fabro si producono maggiormente olio di oliva e vino e si allevano bovini di razze pregiate come la Chianina. Tuttavia Fabro è maggiormente noto per la presenza del pregiato tartufo bianco. Il prezioso tubero, insieme ad altri prodotti dell’agricoltura, è protagonista dell’annuale Mostra Mercato Nazionale del Tartufo (a novembre) che attira visitatori da ogni parte d’Italia.