“alla scoperta della città nascosta”
Simbolo della città, il Duomo di Orvieto è un gioiello dell’architettura romanico-gotica. Il “Giglio d’oro” delle cattedrali, per via dei suoi mosaici dorati che illuminano la splendida facciata, custodisce i capolavori di Luca Signorelli e Francesco Mochi e il sacro lino del Miracolo del Corpus Domini.
Percorribile anche in mountain bike e a cavallo. Percorribile in ogni stagione. Segnalazioni in luogo insufficienti. Sul percorso sono presenti difficoltà date da attraversamenti di strade a percorrenza veicolare e dal fondo a tratti sdrucciolevole. Sono presenti aree di sosta attrezzata. Non sono presenti punti di approvvigionamento acqua. Sono presenti punti panoramici con veduta sulla rupe di Orvieto. Lungo il percorso o nelle immediate vicinanze sono presenti: – parcheggio; – B&B. – Punto di partenza consigliato: Orvieto, ex chiesa della Madonna del Velo, vicino al parcheggio di foro boario, una delle “porte” del PAAO.
Acquedotto medievale: Nella seconda metà del XIII secolo, all’apice della sua stagione più florida, il Comune di Orvieto intraprende due grandiose iniziative, destinate a segnare il volto della città nei secoli a venire: l’acquedotto e la nuova Cattedrale. Questa enorme opera pubblica, terminata tra il 1273 ed il 1276, portava le acque dall’altopiano dell’Alfina fin nella città, tramite elementi litici inseriti uno nell’altro in serie. L’ardita opera, bisognosa di continua manutenzione e costosi restauri, non ebbe mai vita facile. Durante il XV secolo l’acquedotto assiste ad un progressivo declino. Nella pianta di Orvieto incisa in rame da Angelo Sanvitani nel 1662 ben poco era rimasto dell’antico acquedotto, ormai la città si serviva quasi unicamente dell’acqua piovana recuperata da pozzi pubblici o privati. Nel 1682, considerato quanto sarebbe costato rimettere a nuovo l’acquedotto, il Comune deliberò di stornare le acque nell’area del Campo della Fiera, lavoro che fu fatto in dodici giorni con cannelli di terra cotta e legno.
Convento dei Cappuccini: Complesso monastico inizialmente dedicato a S. Bernardo nel quale si trasferirono i frati Cappuccini nel 1571. Subì alterne vicende – nel corso del 1800 i frati vennero allontanati due volte dal convento – e solamente dal 1990, con la carismatica figura di padre G. M. Chiti, l’articolata struttura è tornata a svolgere funzione di accoglienza.
Selciata dei Cappuccini: L’antico percorso stradale prende il nome dal complesso monastico che domina la stretta valle a sud di Orvieto. Il percorso ricalca in parte il tracciato del largo basolato a grandi pietre laviche, accanto al quale si sviluppa la parte in elevato dell’acquedotto medievale. Si tratta di una direttrice che, partendo dal più antico accesso alla città costituito da porta Maggiore, collegava l’area orvietana con il settore sud del tavolato vulcanico dell’Alfina, Ferento, puntando poi verso l’Etruria meridionale. Medesima direzione prendeva un altro ramo, detto della Buca del Diavolo, che usciva però da porta Santa Maria o dalla porta del Migliarino, accanto alla cattedrale.
Tombe Golini: In località Settecamini si trovano le tombe etrusche dette Golini, dal nome dello scopritore ottocentesco. La necropoli ha restituito, nel suo insieme, ricchi corredi con ceramiche a figure rosse e numerosi bronzi. L’area nella quale si aprono i monumentali accessi agli ipogei è caratterizzata dall’affaccio spettacolare che si ha sulla rupe e la città di Orvieto. Rinvenute nel 1863 le tombe erano parte di una più vasta necropoli; l’accesso è costituito da due lunghi dromoi (corridoi). La Golini I ha camera a pianta quadrangolare, divisa al centro da un tramezzo. Nel settore di destra gli affreschi rappresentano un banchetto funebre. Assolutamente innovativa è invece la raffigurazione del vano di sinistra nel quale si snodano le fasi di preparazione del banchetto che avvengono nelle cucine, dove alcuni servi preparano i cibi al suono della musica di un auleta con un doppio flauto. La tomba Golini II, o delle Due Bighe, è ad una sola camera, e lungo le pareti corre una banchina sulla quale oggi è posato un sarcofago con coperchio displuviato. Gli affreschi rappresentano il banchetto funebre e, forse, giochi in onore del defunto. Gli affreschi delle due tombe ed alcuni degli oggetti di corredo di maggior pregio sono visibili presso il Museo Archeologico Nazionale di Orvieto
Tomba Hescanas: Situata nel comune di Porano, in una zona boschiva di grande interesse naturalistico, la tomba, appartenuta ad una aristocratica famiglia etrusca (gli Hescanas) è un piccolo tesoro nascosto. Come le vicine tombe Golini, (le cui pareti sono state distaccate ed oggi esposte nel museo archeologico di Orvieto) la tomba degli Hescanas ha la particolarità di essere dipinta al suo interno. Ad oggi è l’unica tomba di epoca etrusca (IV secolo a.C.) nel territorio ad aver mantenuto il suo aspetto originale e le cui pareti dipinte sono ancora visibili in loco.
Difficoltà:
E
Lunghezza:
9.3
Durata:
2.30
Dislivello:
387
391234567890
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