Orvieto / Siti archeologici
L'architettura sacra ai tempi degli etruschi
Sito visitabile dall’esterno
Il monumento meglio conservato della Orvieto etrusca e da sempre considerato uno degli esempi “canonici” dell’architettura sacra degli antichi Etruschi.
Il tempio etrusco del Belvedere si trova all’estremità settentrionale della città, vicino al Pozzo di San Patrizio, e doveva probabilmente essere dedicato a Tinia, l’equivalente di Zeus per gli antichi greci. Oggi è parte del Parco Archeologico e Ambientale dell’Orvietano (PAAO), un progetto volto alla valorizzazione del patrimonio archeologico in relazione alle numerose risorse naturalistiche. Dell’edificio sono anche visitabili le numerose terrecotte architettoniche di eccezionale qualità che lo decoravano, esposte sia al Museo Claudio Faina che al Museo Archeologico Nazionale di Orvieto.
Del tempio, scoperto nel 1828 a seguito dei lavori per la realizzazione della via Cassia Nuova, sono conservati i muri e i tagli di fondazione che restituiscono una pianta dell’edificio articolata in un pronao (la parte anteriore) con quattro colonne sulla fronte, dietro cui si apre un ambiente a tre celle affiancate, con la centrale più ampia delle laterali.
Il tempio, orientato a sud-est, sorge su un alto podio rettangolare lungo 21,90 m, mentre la larghezza della fronte (16,30m) e quella del retro (16,90 m) presenta un’asimmetria di non chiara motivazione. L’accesso avveniva tramite una rampa, che si poneva in posizione centrale rispetto all’area antistante l’ingresso, inquadrata da un recinto quadrangolare. È verosimile che l’ambiente scavato nel tufo alle spalle del tempio e rivestito in cocciopesto con banchine lungo le tre pareti, e gli altri resti di strutture e una cisterna emersi da indagini più recenti, siano legati al culto che si praticava nell’area sacra. Nel complesso, la fisionomia del tempio rientra nei tipici edifici templari definiti “etrusco-italici”, il cui aspetto è teorizzato da Vitruvio (I secolo a.C.) nel suo testo fondamentale De Architettura, che prevedeva anche una quantità di terrecotte dipinte che rivestivano travi e strutture; frontoni che ospitavano scene figurate anche complesse, con statue in terracotta policrome a tutto tondo di grandioso effetto.
Durante gli scavi è stato recuperato un cospicuo numero di terrecotte architettoniche riferibili ad almeno due fasi edilizie: alla più antica (seconda metà del VI – inizio V secolo a.C.) sono pertinenti scarsi frammenti e alcune matrici; della seconda fase (fine V secolo a.C.), ben documentata, sono sopravvissuti anche numerosi frammenti relativi agli altorilievi del frontone posteriore, raffiguranti una scena articolata su vari personaggi, con notevoli affinità stilistiche con l’ambiente magnogreco, in particolare con le opere di Fidia. Solo pochi frammenti di terrecotte appartengono ad una fase successiva, relativi ad interventi di sostituzione degli elementi deteriorati nel corso del tempo.
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