La costruzione del Duomo ha cambiato l’immagine di Orvieto e la vita dei suoi abitanti. La presenza papale divenne così assidua che venne realizzato il complesso del Palazzo Papale per ospitare i molti pontefici, spesso costretti dagli eventi ad allontanarsi dalla sede romana.
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Il Museo Archeologico Nazionale
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Il Museo dell'Opera del Duomo
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Palazzo Caravajal
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Palazzo Coelli
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Palazzo Simoncelli-Petrangeli
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Palazzo Crispo
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Palazzo Netti
Una storia millenaria
Attualmente il complesso medievale è sede del vescovado, del Museo archeologico nazionale, del Museo dell’Opera del Duomo e del Museo Emilio Greco presso Palazzo Soliano che accoglie le opere donate alla città dall’artista che nel 1964 realizzo le nuove porte bronzee del Duomo.
I tesori della cattedrale
Il Museo dell’Opera del Duomo di Orvieto si sviluppa attraverso molteplici sedi: i sotterranei della cattedrale, la Libreria Albéri, la chiesa di Sant’Agostino, la chiesa dei Santi Apostoli Filippo e Giacomo. Le collezioni permanenti del Museo dell’Opera del Duomo sono distribuite tra il piano terra dove si trova la Galleria degli Affreschi e il piano primo composto dalla Sala della Maestà, le Stanze delle Meraviglie e la Sala delle Sinopie. Sempre al primo piano dell’edificio si trova la Libreria Antonio Albéri, un suggestivo ambiente edificato nel 1499 per accogliere gli oltre trecento manoscritti e incunaboli dell’arcidiacono.
"Il giglio d'oro delle cattedrali"
La realizzazione del Duomo e la presenza pontificia a Orvieto contribuì fortemente ad attrarre sulla Rupe le casate nobiliari che per la costruzione o il rinnovo dei loro palazzi, tra il XV e il XVII secolo, incaricarono architetti come Antonio da Sangallo il Giovane, Simone Mosca e Ippolito Scalza.
A quest’ultimo in particolare sono attribuiti gli interventi più riusciti dell’Orvieto rinascimentale come il Palazzo Caravajal, commissionato dal monsignor Caravajal vescovo di Soana dal 1535 al 1596. La facciata austera è rivestita, fino all’altezza del primo piano, di pietra di basalto di cui sono costituite anche le cornici delle finestre che riportano motti latini.
Sempre dello Scalza è il Palazzo Monaldeschi della Cervara cui contribuì anche l’estro di Simone Mosca. I soffitti affrescati da Cesare Nebbia immortalarono le impese del committente condottiero.
E ancora Palazzo Buzi, risalente al XVI secolo. L’interno è riccamente decorato con affreschi di Cesare Nebbia. Fra il 700 e l’800 l’edificio subì l’asportazione del portale destinato a Palazzo Gualterio. Attualmente è sede di un albergo religioso.
Anche Palazzo Clementini fu iniziato da Ippolito Scalza nel 1567 ma, rimasto incompiuto, venne completato solo nel 1937 dall’ingegnere Gustavo Giovannoni. Oggi è la sede del liceo classico di Orvieto.
Infine tra gli interventi attribuiti ad Ippolito Scalza o alla sua scuola si ricorda Palazzo Coelli, in piazza Febei, a due passi dal Duomo. La facciata, con tre ordini di cinque finestre in basalto, presenta il portale decentrato, forse a causa della fusione di unità preesistenti e disomogenee. Nel 2000 è diventato la sede della Fondazione Cassa di risparmio di Orvieto.
Tanti altri sono i palazzi di interesse che strutturano la città di Orvieto, quasi tutti privati.
Tra questi Palazzo Simoncelli-Petrangeli, più antico ma ristrutturato tra il XV e il XVI secolo, probabilmente da Bernardo Rossellino. Dietro il bel portale è racchiusa un’elegante corte con porticato costituito da colonne di basalto sormontate da arcate a sesto ribassato.
Proseguendo verso il centro si trova Palazzo Gualterio, di fronte alla Torre del Moro. L’edificio, della prima metà del Cinquecento, fu ideato da Antonio da Sangallo il Giovane poi completato dall’architetto Simone Mosca.
In piazza del Popolo si affaccia il cinquecentesco Palazzo Simoncelli la cui facciata restituisce ancora oggi le trifore originali destinato a ospitare il Centro di documentazione, ricerca e sperimentazione della ceramica orvietana.
E ancora Palazzo Crispo-Marsciano, commissionato dal nipote di Papa Paolo III ad Antonio da Sangallo il Giovane e completato da Simione Mosca. L’edificio presenta un’imponente facciata decorata con opere in travertino. Oggi ospita la Tenenza della Guardia di finanza.
Infine va menzionato Palazzo Netti in cui visse Aldobrando Netti progettista di molte centrali elettriche degli inizi del XX secolo. Nel decoro monocromo della facciata sono rappresentati i simboli: aria, lavoro, scienza, acqua, terra, fuoco, studio, sapere, energia, vita. Tutti gli elementi e le virtù che la città racchiude in sé da secoli.